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Grano, mais, asparagi, mele e cicoria

5 (e più) racconti di biodiversità in una mostra di arte botanica

Raccolti e racconti, Castel Belasi_Archivio MUSE (Matteo De Stefano) (7)

9 giugno 2025

Fino al 22 giugno, a Castel Belasi (TN) la mostra di arte botanica “Raccolti e racconti” presenta 73 opere pittoriche selezionate e provenienti da tutta Italia per riflettere sulla grande varietà esistente di piante alimentari e utili (come ai fini medicinali, tessili, da profumo), in contrasto con le poche varietà attualmente utilizzate nella coltivazione a livello mondiale. L’esposizione è parte del progetto internazionale di Botanical Art Worldwide 2025, dedicato a celebrare la biodiversità nelle colture vegetali strettamente associate alla specie umana e dialoga con le mostre di oltre 30 Paesi in tutto il mondo, organizzate in contemporanea.

“Le specie vegetali rappresentate – spiega la botanica e curatrice per il MUSE Helen Catherine Wiesingersono spesso varietà antiche e storiche, coltivate solo in piccole quantità da coltivatori su scala limitata e a rischio di essere perdute. Nel contesto di una popolazione in crescita, di profondi cambiamenti climatici e di perdita di habitat, la riscoperta e promozione della diversità genetica vegetale acquisisce una notevole importanza e nella mostra viene comunicata attraverso la bellezza stessa delle opere, insieme all’impegno e dedizione di chi conserva e salvaguardia i semi del nostro futuro”.

Il percorso si snoda in sette sale che affrontano un itinerario tra storia, agricoltura e cultura: dalle prime piante addomesticate alle specie arrivate da altri continenti, passando per la selezione e trasformazione, gli alberi da frutto che hanno disegnato i paesaggi italiani, fino alle piante spontanee che nutrono, curano e raccontano il nostro legame ancora vivo con il mondo vegetale “selvatico”. All’interno di ogni sala, è possibile scoprire alcune curiosità sulle piante ritratte. Ecco i 5 protagonisti della nostra storia:

Continua…

Asparago cantello

Asparago viola

Cicoria e radicchio

Cicoria

Mais rosso

Melo Azzarola

Melo poppina

Melo selvatico

Pomodoro

Vermentino

Melo magnana

Melo panaia

Melo gambafina

Melo carla

Il grano duro, una delle prime piante coltivate, frutto di un’antichissima evoluzione: deriva da un incrocio spontaneo avvenuto oltre 10.000 anni fa in Medio Oriente, tra graminacee selvatiche. Oggi viene coltivato soprattutto nelle zone aride del Mediterraneo, perché necessita di sole e tollera la siccità. Esistono varietà antiche, come il “Senatore Cappelli”, riscoperte negli ultimi decenni per la loro rusticità e qualità nutritiva. Questa varietà è alta e ha un nome nobile in onore del senatore che, nel 1915, promosse la ricerca agricola. Mangiare un piatto di pasta è, quindi, anche un viaggio nella storia dell’agricoltura e dell’intuizione umana.

Il mais. Con la scoperta del Nuovo Mondo, vennero introdotte nuove specie e, in alcuni casi, anche saperi colturali associati. Tuttavia, non sempre le conoscenze tradizionali che garantivano l’equilibrio nutrizionale e agronomico vennero comprese o accolte. Il mais, ad esempio, fu introdotto senza la tecnica mesoamericana della nixtamalizzazione (processo di bollitura in ambiente basico per rendere assimilabile la vitamina B3), causando, laddove fu consumato come alimento quasi esclusivo, casi diffusi di pellagra in Europa, fino all’Ottocento. Un caso che mette in luce la stretta relazione tra specie coltivata e sapere umano, costruita nel tempo attraverso pratiche selettive e tecniche colturali.

Gli asparagi coltivati, verdi, viola e anche bianchi, possono assumere colorazioni diverse su base genetica oppure sulla base del sistema di coltivazione. Gli asparagi bianchi, ad esempio, non sono una specie a parte ma semplicemente sono coltivati al buio: crescono nel sottosuolo e sono coperti da teli per impedire la fotosintesi, quindi privi di clorofilla così da rimanere pallidi, teneri e privi del tipico sapore amarognolo. In Italia sono delle vere e proprie icone gastronomiche locali, come l’asparago bianco di Zambana, che cresce su terreni sabbiosi che ne esaltano la dolcezza e la sua raccolta è un momento di festa, con sagre e piatti che celebrano questa primizia.

La mela è il frutto più simbolico di tutti, dall’Eden alle fiabe, ha sempre avuto un posto speciale nell’immaginario umano. Originaria dell’Asia centrale, ha attraversato secoli e continenti, ogni mela è però il risultato di un equilibrio delicato: le mele non si riproducono da seme; perciò, ogni varietà è mantenuta viva dagli innesti, come un albero-clone che si tramanda da secoli. Il melo è una delle piante più manipolate dall’uomo: ci sono oltre 7.500 varietà al mondo, alcune quasi scomparse, altre riscoperte da piccoli coltivatori.

La cicoria, specie impiegata fin dall’antichità per le sue proprietà depurative e nutrizionali. Durante le guerre mondiali, le sue radici tostate sostituivano il caffè, dando origine al “caffè di cicoria”. Oltre alla sua forma selvatica, la cicoria arriva sui nostri piatti sotto forma di pregiati radicchi selezionati, come il Rosso di Treviso, il Variegato di Castelfranco e il Tardivo, simboli di un’evoluzione agricola e apprezzati per il loro gusto amarognolo.

“Raccolti e racconti” è organizzata da CABI – Comitato per l’Arte Botanica Italiana, in partnership con il MUSE – Museo delle Scienze di Trento e la mostra è ospitata a Castel Belasi grazie a una collaborazione pluriennale tra questa sede e il MUSE, nell’ambito delle iniziative legate alla sensibilizzazione per i temi legati alla sostenibilità.
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Articolo di

Chiara Veronesi
Relazioni istituzionali e ufficio stampa
Ufficio stampa

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