Vai al contenuto

Intervista a Sara Filippi Plotegher

sara ph Elisa Bessega 2
Foto di Elisa Bessega

17 agosto 2023

Il filone di ricerca MUSE Antropocene è una fucina di idee e linguaggi. In questa intervista conosciamo una delle partecipanti al progetto “Cantiere Antropocene”: l’artista trentina Sara Filippi Plotegher.

  • Sfoglia la gallery

Come ti sei avvicinata all’illustrazione scientifica?

La comunicazione scientifica tramite il fumetto è diventato il mio lavoro in modo quasi inevitabile. Disegno e scrivo per capirmi e per capire fin da quando ho imparato a tenere in mano una matita, e non ho più smesso. La curiosità e le coincidenze della vita mi hanno portata ad avvicinarmi alla filosofia per poi tuffarmi nell’ambito scientifico nel campo delle scienze della vita, biotecnologie, microbiologia, nutrizione. Al momento di trovare ‘un mio posto’ nel mondo del lavoro, mi sono avventurata nella dimensione più ibrida e trasversale della comunicazione della scienza. In questa dimensione mi sento molto “a casa”. La sfida del comprendere e poi raccontare cose complesse in modo sintetico e accessibile tramite ironia, disegno e narrazione non smette mai di stupirmi e appassionarmi.

Come possono i linguaggi del fumetto e dell’illustrazione raccontare un tema complesso come quello dell’Antropocene? E quanto è difficile? 

Prima della scrittura c’era il disegno. E penso che fumetto, graphic novel, illustrazione aiutino a vedere alcune connessioni in modo rapido, diretto ed emotivamente coinvolgente. Invitano anche un occhio pigro ad avvicinarsi alle complesse sfide della crisi climatica.

Affrontare a colpi di comics i temi nati dalla ricca ed eclettica tavola rotonda Cantiere Antropocene non è stato facile. Anzi, posso proprio dire che siano stati tra i temi più difficili e coinvolgenti che ho affrontato. L’Antropocene e le sue questioni si infilano dappertutto: mi sono trovata di fronte a responsabilità che ciascuna/o di noi ha, e delle quali può scegliere se e quanto farsi carico. Al tempo stesso ho preso consapevolezza di essere minute creature finite. Piccoli esserini semi-coscienti, in un clima e in un mondo che cambiano rapidi, che hanno un tempo e delle risorse limitati.

Questo sentirsi grandi e piccini, forti e deboli allo stesso tempo può disorientare (a me perlomeno fa questo effetto), ma è naturale, è reale, e non è contraddittorio, anche se lo può sembrare. Affrontare insieme questi temi e porsi queste questioni è essenziale, soprattutto per far lavorare l’ingegno e fare squadra: forse, è più utile ripensare ai futuri possibili (piuttosto che ai passati) e immaginarli diversi da come spesso li temiamo. La fantasia è davvero una risorsa.

Quali sono i prossimi progetti che realizzerai con il museo su questo tema?

La prossima sfida sarà il sequel: la tavola rotonda “Cantiere Antropocene2”, dove torneremo a raccontare, con un team ancora più forte, figure e visioni in un nuovo incontro-scontro sugli Antropoceni.

Tommaso Gasperotti
Relazioni istituzionali e ufficio stampa
Ufficio stampa