Vai al contenuto

Cercando l'introvabile pantera delle nevi

Intervista a Anna Sustersic

LA PANTHÈRE DES NEIGES (1)

6 febbraio 2023

L’avventura di uno scrittore (Sylvain Tesson) e un fotografo naturalista (Vincent Munier), tra valli inesplorate e presenze invisibili, sulle tracce del “fantasma delle montagne”. L’evento di apertura dei “Darwin Days” – mercoledì 8 febbraio 2022 alle 18, ingresso libero fino ad esaurimento posti – porta al MUSE “La Panthère des neiges” (Francia 2021, 92’), di Marie Amiguet e Vincent Munier, film premiato come miglior documentario al Trento Film Festival, ai Cèsar Awards e nominato al Festival di Cannes.

Ad Anna Sustersic, comunicatrice ambientale e anima di PAMS Foundation, il compito di introdurre il film, portandoci nel cuore del Tibet.

1. Nel documentario il leopardo delle nevi diventa metafora di un mondo in pericolo. Come sta oggi questa specie e da cosa è minacciata?

«Diffuso in quasi tutta l’Asia settentrionale, il leopardo delle nevi abita le regioni delle ‘terre alte’, fra i 2500 e i 5000 metri circa, di almeno 12 paesi. Questo rende difficile definirne con esattezza il numero: le stime ne attestano fra i 4000 e i 7500 individui. Traffico illegale di fauna, bracconaggio, abbattimenti come vendetta per predazioni su domestici (retaliatory killing), cambiamento climatico e occupazione degli habitat da parte dell’uomo e delle sue attività sono le principali cause di minaccia alla specie, definita ‘Vulnerabile’ nella Lista rossa dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN)».

2. L’hai mai visto nei tuoi viaggi?

«Purtroppo non ho avuto la fortuna di vederlo. L’ho cercato sull’altopiano tibetano in Cina, e in Nepal. Nessuna delusione, il piacere sta spesso nella ricerca e nell’aspettativa. E poi rimane comunque il pensiero, come dice Tesson nel film, di non essere stata sola mentre scandagliavo il paesaggio brullo in cerca di una coda, ma di essere stata osservata, spiata pigramente nel mio cercare, dalla cima di qualche roccia sul versante. Il pensiero di aver condiviso – anche se inconsapevolmente – il suo stesso spazio».

3. Cosa ti ha colpito di più del film?

«Gli spazi-spazio: quelli enormi dell’Asia, vuoti della nostra presenza; il silenzio degli altopiani che permette di ascoltare il mondo e i dettagli che troppo spesso perdiamo. E la delicatezza dello sguardo dei protagonisti che sussurrano di fronte a un ambiente antico, che impone reverenza».

  • Partecipa ai Darwin Days
Tommaso Gasperotti
Relazioni istituzionali e ufficio stampa
Ufficio stampa