
30 giugno 2025
Coleotteri che profumano di albicocca, insetti stecco dal colore blu metallico… quali segreti nascondono i giganti delle foreste africane?
A guidarci in questo viaggio è Francesco Barbieri, biologo ed entomologo con quasi quarant’anni di esperienza nel mondo degli insetti tropicali e delle case delle farfalle. Barbieri ha collaborato alla realizzazione di “Bug’s Life”, l’esposizione temporanea ospitata nella serra tropicale del MUSE fino al 3 agosto 2025.
Tra le fronde degli alberi tropicali, nascosti nei dieci terrari disposti lungo il percorso, si celano creature sorprendenti.
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Come nasce l’idea della mostra Bug’s Life?
Negli ultimi anni il MUSE ha ospitato nella serra africana delle farfalle tropicali. Quest’anno si è deciso di rappresentare un altro grande gruppo animale: gli invertebrati. Dieci specie africane vengono ospitate in terrari all’interno della serra, offrendo ai visitatori un affascinante “assaggio” della biodiversità delle foreste africane orientali.
Con quale criterio avete selezionato le specie presenti nella mostra?
Tutte le specie sono allevate in cattività, mai prelevate in natura, e compatibili con il microclima della serra. La selezione si basa sulle storie naturali più curiose o sorprendenti, come quelle dei coleotteri golia, delle chiocciole giganti e dei millepiedi, alcuni dei più grandi al mondo.
C’è un coleottero che profuma di albicocca: come è possibile?
Si tratta della Dicronorrhina derbyana. Recenti studi condotti con l’Università di Udine hanno scoperto che i maschi producono un feromone con un odore simile all’albicocca per attirare le femmine. È interessante notare che di solito sono le femmine a produrre feromoni, quindi è un’inversione del classico schema biologico.
Questi coleotteri profumati usano anche altre strategie?
Sì, oltre al profumo, hanno colori vistosi come il rosso e il verde metallizzato. Uno studio recente suggerisce che queste colorazioni fungano da segnali di avvertimento per i predatori. È una forma di mimetismo aposematico, simile a quello di animali velenosi, anche se questi coleotteri non lo sono.
Ci sono altri esempi simili nella mostra?
Certamente. In alcune specie di scarabei si osserva dimorfismo sessuale: i maschi dello Scarabeo polifemo hanno corna e dimensioni maggiori, perché combattono tra loro per conquistare la femmina.
I maschi degli insetti stecco, invece, hanno colori accesi. Perché?
Nella specie Acreoptera manga, del Madagascar, i maschi adulti sono di un blu metallico brillante con zampe arancioni e ali rosso carminio. Le femmine, invece, sono mimetiche. Quando c’è questa differenza, si pensa che i colori abbiano una funzione sessuale: il maschio colpisce la femmina con la sua bellezza. La femmina mantiene una strategia difensiva, il maschio invece punta a farsi notare.
Questi insetti sono importanti anche per la nostra sopravvivenza?
Assolutamente sì. Gli insetti impollinatori, ad esempio, sono essenziali per il ciclo vitale delle piante. Proteggere loro significa proteggere anche gli ecosistemi. Ecco perché, anche se non lo esplicitiamo, ogni animale esposto nella mostra è un ambasciatore della propria foresta: se sparisce lui, rischia di sparire tutto il suo mondo.
Che ruolo giocano musei come il MUSE, il MUFFFA e la Casa delle Farfalle nella sensibilizzazione ambientale?
Un ruolo cruciale. Per proteggere un ambiente, le persone devono conoscerlo, apprezzarlo e ricordarlo. Questi musei danno visibilità anche agli animali meno “popolari”, come insetti e invertebrati, che sono però fondamentali per l’equilibrio della vita sulla Terra.
Articolo di
Jacopo MustaffiRelazioni istituzionali e ufficio stampa |
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