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Che suono fa un ghiacciaio che fonde?

Museo Geologico delle Dolomiti-196

28 agosto 2025

Tre estati sul ghiacciaio dell’Adamello e 15 mila ore di suoni raccolti. Sergio Maggioni, in arte Neunau, sound artist e ricercatore, ha collaborato con il MUSE per l’installazione “Un suono in estinzione”, un’opera artistica e scientifica a ciclo continuo che condensa 24 ore di vita del ghiacciaio Adamello in 6 minuti.  

“Abbiamo raccolto suoni in luoghi dove l’orecchio umano non era mai stato. Stare a lungo in ascolto di un ghiacciaio cambia il modo in cui lo si percepisce. Al di là del dato tecnico, l’esperienza porta a confrontarsi con un’entità viva, in trasformazione”, introduce Maggioni.  

L’installazione, accompagnata da alcuni reperti e testi storici sui ghiacciai alpini, ha trovato casa al Museo Geologico delle Dolomiti di Predazzo, dove sarà visitabile fino al 14 giugno 2026.

Abbiamo posto qualche domanda a Sergio sulla sua esperienza glaciale con il MUSE.

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Da dov’è nata l’idea di “Un Suono in Estinzione”?

Il progetto è nato nel 2020 a partire da una domanda che ho condiviso con esperte ed esperti di glaciologia e partner universitari: se lasciassimo una rete di registratori ambientali in grado di registrare 24 ore al giorno per l’intera stagione estiva, che tipo di informazioni – scientifiche e artistiche – potremmo ottenere? L’idea era quella di esplorare l’evoluzione del ghiacciaio attraverso il suono, indagando il paesaggio acustico come forma di monitoraggio, documentazione e traduzione sensoriale della trasformazione in atto. Tra le prime persone che ho coinvolto c’è stato Christian Casarotto, glaciologo del MUSE, che ha offerto subito una disponibilità concreta ed entusiasta, contribuendo a definire il contesto geologico e le modalità operative sul campo.

Come si sono svolte concretamente le registrazioni (e con che strumentazioni)? 

Le registrazioni sono state effettuate sul ghiacciaio dell’Adamello tra il 2021 e il 2023. Abbiamo posizionato più registratori a lungo termine, protetti da involucri stagni e alimentati da batterie, lasciandoli in registrazione continua per settimane o mesi. I dispositivi sono stati installati in prossimità di crepacci, cavità glaciali e zone soggette a intensa fusione. In parallelo, abbiamo raccolto dati ambientali – come temperatura, radiazione solare e umidità – per contestualizzare l’attività acustica. Le oltre 15 mila ore di registrazione restituiscono un paesaggio sonoro dinamico e stratificato, composto da gocciolamenti, collassi interni, fratture, flussi idrici e momenti di apparente silenzio che portano informazioni preziose.

Quali le emozioni più profonde che hai vissuto durante questa ricerca? 

Ogni ascolto rivela qualcosa che sfugge all’occhio: eventi minimi, ritmi nascosti, segnali spesso trascurati. Da un lato c’è lo stupore per la complessità acustica di un ecosistema apparentemente silenzioso; dall’altro, la consapevolezza che questi suoni appartengono a paesaggi destinati a trasformarsi radicalmente. È un tipo di ascolto che mette in discussione anche le categorie tradizionali di tempo, scala e presenza.

In cosa consiste l’esperienza sonora realizzata per Predazzo?  

L’installazione condensa 24 ore di vita del ghiacciaio Adamello. Attraverso una compressione temporale mirata, i fenomeni sonori vengono mantenuti nelle loro relazioni interne, restituendo le fasi naturali della giornata: le ore silenziose, il picco centrale della fusione, il progressivo rallentamento serale.  L’opera integra, inoltre, dati ambientali: il suono è accompagnato da un ciclo cromatico che traduce l’intensità della radiazione solare e, attraverso 24 dispositivi, da visualizzazioni che riflettono temperatura e potenza sonora. In 6 minuti il pubblico può cogliere la portata del cambiamento in atto. Il pubblico entra nella sala in un modo ed esce in un altro, cambiato. Tecnologicamente un lavoro complesso, ma immediato, diretto nella sua fruizione.

Arte e scienza alleate per affrontare il tema del cambiamento climatico: com’è si è sviluppato il dialogo con il MUSE? 

Attraverso un percorso condiviso, volto a costruire un’infrastruttura di ricerca, produzione e divulgazione. Oggi il progetto prosegue evolvendosi in uno spazio espositivo dinamico, aggiornato con nuove campagne sul campo (già avviata quella in Marmolada). Il MUSE è un partner attivo, non solo luogo di esposizione, contribuendo a intrecciare approcci scientifici, artistici e formativi in un unico percorso.

Progetti futuri. Dopo l’Adamello, raccoglierai le voci di altri ghiacciai? 

Attualmente è in corso una seconda fase di registrazione sul ghiacciaio della Marmolada. In parallelo stiamo avviando un’estensione del progetto in Groenlandia, con il supporto di istituti internazionali come il Lamont-Doherty Earth Observatory della Columbia University. L’archivio sonoro verrà progressivamente ampliato, così come la rete di installazioni, pubblicazioni scientifiche e strumenti divulgativi. L’obiettivo è costruire una memoria acustica collettiva del paesaggio glaciale in trasformazione, capace di restituire valore percettivo, culturale e scientifico di consapevolezza ecologica.

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  • Visita il sito dedicato

Articolo di

Tommaso Gasperotti
Relazioni istituzionali e ufficio stampa
Ufficio stampa
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