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MUSE 100. Viaggio nella storia di un museo, lunga un secolo

Immagini dell'allestimento

9 ottobre 2023

Dieci frammenti di storia del Museo di Storia Naturale di Trento – fondato nel 1922 e poi trasformatosi fino a giungere al MUSE – raccontano il senso dell’agire del museo per oltre un secolo. A parlare sono gli oggetti: documenti, fotografie, strumenti e reperti del passato, campioni dalle collezioni ottocentesche che riportano a galla le storie dei protagonisti, umani e non umani, che hanno reso il museo un luogo simbolo dell’incontro tra conoscenza scientifica e cittadinanza.

Tra i reperti che catturano maggiormente l’attenzione, l’orso bruno Charlie, la cui storia inizia in un circo milanese. Nel 1958, Charlie viene portato a San Romedio in Val di Non, dove vive fino al 1966, quando muore e viene consegnato al museo. Icona dell’impegno del museo per la protezione della fauna, a partire dagli anni 70 è sempre stato esposto nelle diverse sedi, divenendo protagonista e simbolo dei numerosi traslochi. Fanno sorridere e affascinano le foto d’epoca che lo ritraggono su un elevatore mentre “vola” dalla sede di Via Verdi, oppure sul tetto di un furgone mentre attraversa Piazza Duomo a Trento per raggiungere la sede di Via Calepina, che lascerà nel 2013 per approdare al MUSE.

Altrettanto affascinante è la storia della borsa di Giacomo Bresadola, micologo di fama internazionale e conservatore del museo dal 1922 al 1924. L’oggetto, conservato con cura in un armadio dell’archivio del museo, è stato riportato alla luce ed esposto al pubblico per la prima volta, affiancato dal microscopio e dalla riproduzione delle preziose tavole dello studioso che hanno tracciato la via per una nuova micologia a livello mondiale.

“La borsa – racconta Massimo Bernardi, curatore della mostra – nell’archivio del Museo, conteneva ancora alcuni campioni raccolti da Bresadola, i fogli di giornale utilizzati per il trasporto e alcuni strumenti di lavoro. La presenza di una fotografia d’epoca che ritrae il ricercatore sul campo – accompagnato dalla sua borsa – ci ha dato confermato della sua originalità. È proprio il contatto con oggetti come questi che dà il senso di ciò che si fa in un museo: ricercare e custodire la memoria del mondo sulla quale costruire i nostri immaginari futuri”.

Tra i pezzi più stupefacenti vi sono le due lettere originali e autografe che Charles Darwin scrisse al naturalista trentino Giovanni Canestrini, primo traduttore delle opere di Darwin e ispiratore per la comunità di studiosi trentini che diedero vita al MUSE.

“Le lettere, donate dalla famiglia al museo, assieme ad un archivio privato e ad una collezione di ragni rappresentano la nostra memoria di Giovanni Canestrini, uno dei più grandi naturalisti italiani – spiega Bernardi. “È grazie a lui, primo traduttore di Darwin nel nostro paese, se una delle teorie più rivoluzionarie al modo è divenuta parte del dibattito sociale in Italia. E infondo ‘tradurre’ è anche uno dei compiti fondamentali del nostro museo: interpretare la contemporaneità, fornendo chiavi di lettura utili a consentire, a chiunque, di partecipare al dibattito sociale sui temi della natura e della scienza”.

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MUSE 100. Un secolo di museo

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