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La biodiversità alpina e le sue minacce attuali e future

Gli uccelli di montagna come sentinelle del cambiamento climatico

fringuelli alpini_Mauro Mendini arch MUSE

Con Dan Chamberlain e Riccardo Alba, ricercatori del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi, Università di Torino

Mercoledì 6 marzo 2024, ore 20.45
Al MUSE – Museo delle Scienze, Trento

Ingresso gratuito fino a esaurimento posti

Pernice bianca, fringuello alpino, culbianco, merlo dal collare, civetta capogrosso, solo per citarne alcuni: il nuovo appuntamento di “Incontri al museo per parlare di fauna” è dedicato agli uccelli di montagna. Mercoledì 6 marzo alle 20.45 il MUSE – Museo delle Scienze di Trento accoglie Dan Chamberlain, docente di Ecologia e co-autore del libro “Ecology and Conservation of Mountain Birds”, e Riccardo Alba, ricercatore del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell’Università di Torino, per fare il punto sull’avifauna alpina e sui pericoli che minacciano la biodiversità delle alte quote.

Merlo dal collare - Michele Mendi, Archivio MUSE

Pernice bianca - O. Negra, Archivio MUSE

Civetta capogrosso - Karol Tabarelli de Fatis, Archivio MUSE

Fringuelli alpini - Mauro Mendini, Archivio MUSE

Da un punto di vista ornitologico, le montagne contengono la metà degli hot-spots di biodiversità a livello globale. Si stima che almeno il 12% degli uccelli in tutto il mondo si riproduca al limite del bosco o al di sopra di esso. Tuttavia, gli uccelli delle alte quote, molti dei quali sono specie endemiche o di interesse conservazionistico, sono sempre più minacciati dalla crescente pressione causata dalle attività umane e dai cambiamenti climatici.

“Gli habitat di alta montagna – anticipano Dan Chamberlain e Riccardo Alba del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell’Università di Torino – sono importanti a livello globale per la biodiversità. Tuttavia, anche a causa delle difficoltà legate allo studio di questi uccelli in habitat di difficile accesso, la biodiversità montana è meno studiata rispetto a quella dei contesti di pianura e si sa poco sullo stato e sulle tendenze di queste specie”.

Per leggere il comunicato stampa completo scrivi a media@muse.it o compila il form

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