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Il percorso espositivo

La preziosa selezione del Museo geologico delle Dolomiti di Predazzo

L’Eldorado dei mineralogisti

Ti appassionano i minerali? Allora sei nel posto giusto. In museo potrai immergerti nell’incredibile varietà mineralogica che contraddistingue il territorio di Predazzo e dei Monti Monzoni, vera e propria fucina di tesori di cristallo, celebrata in tutto il mondo.

Latemar- storie di mondi scomparsi

Fossili di ammoniti, gasteropodi e felci giganti ci fanno fare un salto nel passato di milioni di anni per scoprire il fascino di un territorio molto diverso da come lo conosciamo. Per esempio lo sapevi che 238 milioni di anni fa una grossa eruzione, di ceneri e lapilli, ha sepolto una foresta di felci e conifere che ricopriva l’atollo del Latemar? Le sagome fossilizzate di foglie, fronde e frammenti di tronchi perfettamente conservati, raccontano di come dovevano essere le Dolomiti nel Triassico: isole tropicali circondate da un mare cristallino.

 Catinaccio – i tempi cambiano

Vi siete mai chiesti come fanno i geologi a dare un’età alle rocce? Uno dei metodi utilizzati è quello di cercare, inglobati nelle pietre, i fossili guida, ovvero dei resti di organismi, animali e vegetali, marini o terrestri, caratterizzati da un’ampia distribuzione geografica e vissuti in un determinato intervallo di tempo. Tra i fossili guida più utilizzati nelle Dolomiti troviamo le ammoniti, dei molluschi cefalopodi dotati di un’elaborata conchiglia a forma di spirale.

Gruppo del Sella – una fortezza alle porte del cielo

Un castello di roccia dalle forme spettacolari, una fortezza di pietra che svetta sui prati e pascoli sottostanti, una maestosa isola di dolomia che si staglia contro il cielo. Così appare oggi ai nostri occhi il Gruppo del Sella. Un riassunto in roccia delle poderose forze che negli ultimi 60 milioni di anni hanno plasmato le Dolomiti.

 

Uomo e montagna – piano interrato

Attraverso le voci di chi ha vissuto su queste montagne, scopriremo tante storie di vita quotidiana; non mancheranno le cronache dal fronte durante la Prima Guerra Mondiale e l’incontro con personaggi straordinari come Maria Ogilvie Gordon, la prima donna a laurearsi in geologia, innamorata di queste valli o Theodor Christomannos considerato un pioniere del turismo nelle Dolomiti.

 

Memoria collettiva – il registro del Nave d’oro

Fu grazie alla lungimiranza di Michele Giacomelli, primo proprietario dello albergo “Nave d’oro”, che è giunta fino a noi traccia storica del crogiolo di personaggi di scienza, lettere e arti, che fu Predazzo nel XIX secolo. Sua l’idea di fissare nero su bianco le firme dei suoi illustri ospiti arricchite sovente da annotazioni, schizzi e aneddoti vari. Nacque così il “Memoriale degli insigni filosofi viaggiatori che nei loro letterarj viaggi per geognostiche operazioni onorarono Predazzo e l’albergo di Michele Giacomelli”; una tradizione protrattasi per oltre 150 anni fino alla chiusura e demolizione dello storico albergo negli anni ‘60 del ‘900. Esposti in museo, i libri firme, rappresentano una importante testimonianza della storia del turismo predazzano e dolomitico, dagli albori fino al boom della metà del secolo scorso. Dalle loro pagine traspare il fertile substrato culturale di levatura internazionale che il clamore destato dalla notizia sulla peculiare geologia dei dintorni di Predazzo seppe alimentare.

 

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Curiosità

L’edificio attuale del museo è stato costruito negli anni ‘70 del Novecento al posto della vecchia scuola pubblica. Molti dei materiali utilizzati per la sua costruzione provengono dal territorio circostante. Il pavimento delle sale è in granito rosa lucidato, estratto nei pressi di Predazzo. Per la sala dedicata all’albergo Nave d’Oro è stato scelto il resistente legno di larice, comunemente usato nell’edilizia e nell’arredo tradizionali. Modellato nel più tenero legno di cirmolo è invece l’evocativo e accogliente exhibit che collega i due piani del museo. Il profumo avvolgente e rilassante di questa essenza dolomitica regalerà una piacevole esperienza sensoriale.

Storia

Il nucleo più antico della collezione risale al 1899 quando, su iniziativa della Società Magistrale di Fiemme e Fassa, venne fondato il primo museo. Le teorie sull’origine delle montagne, che proprio a Predazzo avevano trovato delle importanti evidenze scientifiche avevano creato un ambiente culturale dinamico e vivace che coinvolgeva geologi, naturalisti e cultori della materia, alimentando la curiosità dei collezionisti locali.

NAVE D’ORO

Il percorso si apre con la romantica atmosfera dell’albergo Nave d’oro, approdo sicuro per geologi, naturalisti e studiosi riversatisi a inizio Ottocento in quel di Predazzo da tutt’Europa dopo aver appreso di una scoperta che, di lì a poco, avrebbe rivoluzionato le teorie geologiche del tempo. L’unicità e la bellezza del territorio dolomitico divennero ben presto popolari anche tra i viaggiatori internazionali, dando di fatto il la all’epopea turistica e alpinistica che ha trasformato le Dolomiti in una meta di caratura mondiale.

DOLOMITI PATRIMONIO MONDIALE UNESCO

Una ricca galleria multimediale dove si approfondiscono i motivi del riconoscimento delle Dolomiti come patrimonio mondiale da parte dell’UNESCO. Inoltre si affrontano i temi della specificità culturale dei territori dolomitici e del delicato equilibrio dell’ecosistema montano che implica una forte consapevolezza e responsabilità da parte di tutti.

Lagorai – le ceneri del Lagorai

In un ambiente a dir poco inospitale, come quello del Permiano inferiore – circa 280 milioni di anni fa – caratterizzato da eruzioni vulcaniche e colate piroclastiche, viveva il Tridentinosaurus antiquus. La vita di questo piccolo rettile, simile a una lucertola, non dev’essere stata facile e i suoi resti fossili, rinvenuti nel 1931 sull’Altopiano di Pinè, raccontano di un’improvvisa pioggia di ceneri e lapilli che lo sorprese, fossilizzandolo all’istante.

 

Marmolada Monzoni – i colori del mare

La Marmolada, è la Regina delle Dolomiti. Il progressivo ritiro del ghiacciaio che ne ricopre la sommità ha svelato particolari inediti di quello che 240 milioni di anni fa era un atollo tropicale. Incastonate nelle rocce lasciate scoperte dalla fusione dei ghiacci ecco che sono riemerse meravigliose conchiglie fossili che, fatto assai raro, hanno conservato le tracce del loro pigmento originale.