La zanzara tigre (Aedes albopictus): dal Sud-Est asiatico al Trentino. Il ruolo dell’uomo nella sua dispersione a livello globale e locale
Nel settembre del 1990 venne segnalata per la prima volta in Italia Aedes albopictus (Skuse, 1897), la cosiddetta “zanzara tigre”, una specie esotica di origine sud-est asiatica giunta nel porto di Genova con una nave che trasportava pneumatici dagli Stati Uniti. Al primo reperto di pochi adulti nella città di Genova seguì, nell’estate successiva, la scoperta di numerosi focolai larvali della specie in provincia di Padova. Negli anni immediatamente seguenti fu subito chiaro che la zanzara era in grado di superare le rigide stagioni invernali dell’Italia settentrionale e che numerose popolazioni dell’insetto erano già fortemente radicate sul territorio di varie regioni tra cui il Trentino ove è presente da più di 10 anni, e almeno dal 2009 nella città di Trento.
Nei luoghi di origine (tutta l’Asia sud-orientale, dall’India al Giappone, e nella maggior parte delle isole dell’Oceano Indiano, dal Madagascar ad ovest, fino alla Nuova Guinea ad est) vive in foresta ove depone le uova in cavità nel tronco degli alberi, negli incavi delle ascelle fogliari di grosse piante, nelle cavità dei bambù spezzati e in piccole pozze. La zanzara tigre si è diffusa in tutto il mondo attraverso il trasporto passivo delle sue uova legato al commercio via mare di bambù e di copertoni usati. La femmina depone le uova all’interno dei copertoni stoccati all’aperto contenenti anche quantità minime d’acqua, in genere di origine piovana. Le uova vengono deposte su substrato poco sopra il livello dell’acqua e sono in grado di resistere anche a lunghi periodi di disseccamento e al congelamento. All’interno di container i copertoni viaggiano in tutto il mondo per essere rigenerati e, una volta giunti a destinazione, vengono nuovamente accatastati all’aperto, dove la prima pioggia permetterà la schiusa della uova adese al loro interno, dando vita ad una nuova colonia della specie. Anche la rapida diffusione interna in Italia è stata legata, perlomeno in un primo momento, al commercio interno di copertoni usati che le grandi aziende importatrici, prevalentemente localizzate in Veneto ed Emilia-Romagna, rivendono ad imprese minori che li rigenerano.
L’attecchimento di una popolazione di Ae. albopictus e la sua proliferazione massiva sono legate a diversi fattori, sia naturali che antropici. Il clima è certamente il fattore più importante, tanto più favorevole quanto più vicino a quello caldo umido dei tropici: le precipitazioni, oltre a fornire acqua ai focolai larvali, innalzano l’umidità relativa ambientale necessaria per la sopravvivenza degli adulti e le temperature elevate consentono alla zanzara un numero elevato di generazioni nell’arco della stagione favorevole, con relativa crescita esponenziale della popolazione. Nel periodo più caldo, tra la metà di luglio e la metà di agosto, Ae. albopictus è in grado di effettuare un ciclo completo di sviluppo (ovvero passaggio da uovo ad adulto) in soli 6-8 giorni.
L’altitudine sembra essere invece un fattore limitante, infatti prospera in pianura e nelle aree collinari più basse. Altro fattore è la presenza di ristagni d’acqua legati ad attività antropiche, quindi in ambiente urbano. Potenzialmente ogni manufatto in grado di contenere piccole raccolte d’acqua dolce, non importa di quale materiale sia costituito, può diventare un potenziale sito di deposizione (per esempio depositi di copertoni e di rottamazione auto, vivai, bidoni, bacinelle, sottovasi, annaffiatoi, fontane, tombini, grondaie ecc.).