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Ecologia e biodiversità degli ecosistemi acquatici d’alta quota

Ambito Clima ed Ecologia

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Le acque d’alta quota rappresentano le ultime riserve di acqua incontaminata per il futuro.

Nel mondo scientifico ma anche in quello politico, economico e nell’opinione pubblica si è presa coscienza del fatto che la salute e la sopravvivenza degli ecosistemi acquatici alpini è seriamente minacciata dai numerosi impatti diretti e indiretti delle attività umane che da tempo ormai interessano anche le aree più remote del pianeta. A questo si affianca l’esigenza di un loro sempre maggiore sfruttamento in termini di produzione di energia idroelettrica, acqua potabile, produzione di neve artificiale ecc. ecc.

Il MUSE è stato pioniere in Italia nello svolgere ricerche in questi ambienti, divenendo un centro di eccellenza in questo settore.

Tra gli ambienti più “estremi” e inospitali per flora e fauna vi sono i torrenti alimentati da acque di fusione glaciale, caratterizzati da temperature molto basse (sotto i 4°C), alveo molto instabile, torbidità, portata e velocità di corrente elevate e altamente variabili durante il giorno in estate e basse o nulle in inverno quando i torrenti possono gelare nel substrato. Nei tratti prossimi alla fronte del ghiacciaio vi è una bassa ricchezza di specie, gli organismi vegetali sono in genere assenti e gli animali sono rappresentati solo da alcune specie di insetti altamente specializzate. Costruzione di bozzoli protettivi, cicli vitali lunghi, sfruttamento di aree rifugio (es. l’ambiente iporreico), accumulo di sostanze antigelo sono tra gli adattamenti che queste specie hanno evoluto per sopravvivere in questi ambienti. Nel complesso sono ecosistemi altamente sensibili a cambiamenti ambientali e climatici e il loro studio nel tempo può costituire un ottimo strumento per monitorare gli effetti di tali cambiamenti sulle comunità biologiche.

Oltre alla fauna invertebrata delle Alpi (raccolta per lo più in Trentino e Lombardia), viene studiata la fauna artica, raccolta nel corso di due spedizioni nelle Isole Svalbard (1997, 2003), e quella della catena del Karakorum, raccolta nel corso due spedizioni in Pakistan (2008).