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Come colonizza la vegetazione le aree liberate dai ghiacciai in ritiro?

Vegetazione tipica delle aree deglacializzate da più tempo_foto Mauro Gobbi (1)

12 febbraio 2024

Su Nature Plants, uno studio internazionale condotto su 46 ghiacciai in tutto il mondo ci aiuta a comprendere la modalità con la quale la vegetazione colonizza i terreni lasciati liberi dei ghiacciai a seguito del loro ritiro. La ricerca, guidata dall’Università Statale di Milano in collaborazione con studiose e studiosi di 13 diversi Paesi, ha visto anche la partecipazione di Mauro Gobbi, ricercatore dell’Ufficio Ricerca e collezioni museali, Ambito Clima ed Ecologia, del MUSE.

Ecco qual è la rilevanza della ricerca.

La fusione dei ghiacciai sta comportando un cambiamento radicale nella fisionomia del paesaggio, soprattutto sulle Alpi.

Uno degli effetti più visibili di tale cambiamento è la colonizzazione da parte della vegetazione delle aree che vengono liberate dai ghiacciai in ritiro.

Ma con che tempi e modalità avviene questa colonizzazione? Le specie si aggiungono nel tempo senza escludere quelle già presenti oppure le sostituiscono? Che relazioni si instaurano tra le piante?

Per la prima volta un articolo scientifico affronta l’argomento confrontando ben 46 aree di recente deglaciazione distribuite in tutto il mondo e andando a studiare in loco sia le piante presenti che i loro frammenti di DNA rilasciati nel terreno. Siamo riusciti a dimostrare che le comunità di piante variano velocemente nel tempo e tale variazione è guidata da rapporti di competizione che si instaurano tra di esse, ma anche di facilitazione che l’una esercita sull’altra nel colonizzare i terreni deglacializzati da pochi anni.

Per capirlo abbiamo confrontato siti in cui il ghiacciaio si è ritirato recentemente (nell’ultimo decennio) con siti in cui i ghiacciai si sono ritirati diversi decenni fa, abbiamo calcolato come le comunità di piante cambiano nel tempo e quantificato l’importanza relativa di “addizione”, quando nuove specie possono arrivare senza escludere quelle che erano già presenti, e “sostituzione”, quando le nuove arrivate sostituiscono, poiché più competitive, quelle specie già presenti.

Articolo di

Mauro Gobbi
Ricercatore del MUSE