L’arte della tufting gun
Intervista a Camilla Pozza, in arte “MiniCami”
Intervista a Camilla Pozza, in arte “MiniCami”
12 novembre 2025
Dentro il Maxi Ooh! è nato qualcosa di nuovo, di morbido e sorprendente: un tappeto che non è solo un tappeto, ma un piccolo mondo da esplorare con le mani e con i piedi. Dopo quasi un anno di lavoro, l’artista Camilla Pozza, in arte MiniCami, e il suo team, hanno arricchito la bolla del Maxi Ooh! Con una base sensoriale dove i bambini possono attraversare muschi soffici, funghi colorati e licheni intrecciati, come se cervi e lepri si fossero appena nascosti dietro le colline di lana. Per costruire questo paesaggio tattile, Camilla non si è fermata ai tradizionali ago e uncinetto: ha scelto una nuova tecnica, che spopola sui social, chiamata “tufting”.
Continua…
Camilla, quale tecnica ha usato per realizzare il tappeto?
«Ho lavorato con il tufting, una tecnica che negli ultimi anni è diventata molto popolare anche sui social. Si usa una pistola elettrica – la tufting gun – che inserisce il filo di cotone automaticamente nella tela. È uno strumento semplice da usare ma richiede precisione e pazienza. All’inizio ho imparato guardando tutorial in inglese, perché in Italia nessuno ne parlava ancora».
Oltre alla tufting gun ha usato anche strumenti più tradizionali?
«La base è una tela di cotone fissata su un telaio di legno. Con la tufting gun ho creato forme e volumi. Poi sono intervenuta con strumenti più artigianali – soprattutto uncinetti – per dare tridimensionalità. Alcune parti, come muschi, cortecce e piccoli “funghi” morbidi, sono realizzate a mano uno per uno. Questo rende il tappeto pieno di texture, tutto da toccare».
Perché ha scelto proprio lana e cotone?
«Perché questo tappeto è stato pensato per le bambine e bambini. Doveva essere morbido, naturale e sicuro. L’acrilico non ha la stessa sensazione tattile della lana o del cotone. Abbiamo scelto i materiali insieme al team del MUSE pensando anche alla durabilità e alla manutenzione in uno spazio pubblico. Ho usato anche alcuni filati ignifughi per garantire totale sicurezza».
Ormai la tecnologia è la protagonista nella nostra quotidianità, quanto considera importante il lavoro manuale?
«È la parte più vera di quello che faccio. Viviamo in un mondo in cui tutto è veloce, digitale e seriale. L’artigianato invece ti costringe a fermarti, a dialogare con quello che stai creando. Ogni centimetro di questo tappeto è fatto di scelte, di cura, di imperfezioni che raccontano una storia. Senza mani, non c’è anima negli oggetti».
C’è un momento della lavorazione che non dimenticherà mai?
«Un giorno eravamo io e i miei due assistenti, in pieno inverno, a lavorare in un garage minuscolo e gelido. Avevamo due giacche addosso e stavamo cucendo filo per filo con l’uncinetto, in silenzio, super concentrati. A un certo punto ci siamo guardati e siamo scoppiati a ridere. Era stato un momento assurdo: tre persone al freddo a lavorare su qualcosa che sapevamo sarebbe diventato enorme – quattro metri di diametro! – e che avrebbe preso vita dentro un museo, in uno spazio per bambine e bambini. È lì che ho capito che stavamo facendo davvero qualcosa di speciale».
Guardando al futuro, quali progetti l’aspettano?
«Non mi fermo mai, ho sempre mille idee. Continuo con i tappeti e i lavori tessili, ma mi piacerebbe anche creare un libro tattile per bambini in crochet, anche se mi è stato sconsigliato perché è un settore complicato e già molto pieno».
Jacopo MustaffiRelazioni istituzionali e ufficio stampa |
![]() |