
Che personalità!
Quello che non ti aspetti da un micro-mammifero
Quello che non ti aspetti da un micro-mammifero
16 giugno 2025
Topi coraggiosi e scoiattoli ansiosi. Può la personalità di un micro-mammifero cambiare un ecosistema? Vediamola così: all’interno di una foresta vive una comunità di micro-mammiferi (topi, scoiattoli, arvicole) che ogni giorno devono prendere importanti decisioni: che seme prendere? Cosa fare con quel seme? Meglio mangiarlo subito o nasconderlo in una buca per consumarlo successivamente? Senza contare che, tutte queste decisioni, devono essere prese in presenza di possibili predatori come gufi o altri rapaci….
Ma perché, le decisioni di questi piccoli animali, sono così importanti? Ce lo ha spiegato molto bene Alessio Mortelliti, professore associato in Ecologia, Università di Trieste nel corso dell’ultimo appuntamento del ciclo Talk Biodiversi. “Ci siamo mai chiesti come le piante riescano ad arrivare in tutti i posti incredibili in cui le possiamo trovare?” ci interroga Mortelliti. “La maggior parte delle piante dipende dalle cosiddette grandi e piccole forze della natura: vento e gravità nel primo caso e micro mammiferi nel secondo.”
Infatti, più del 50% delle piante dipende dagli animali per la dispersione dei propri semi e piante come le querce o i faggi, i cui semi cadono pesanti all’ombra dell’albero madre, dipendono esclusivamente dai micro-mammiferi.
Continua…
“I topi e le arvicole sono degli accumulatori seriali di semi, sono gli spazzini delle foreste” racconta Mortelliti “Anche se sazi, continuano a nascondere le ghiande che raccolgono in tantissimi nascondigli diversi. Quando il topo muore o semplicemente si dimentica un nascondiglio, i semi hanno la possibilità di germinare. Viene da sé che, essendo animali presenti ad alta densità e raccogliendo ciascuno migliaia di semi, i micro-mammiferi possono essere descritti come gli ingegneri della foresta, in grado di influenzare la composizione floristica di un ecosistema.”
Ma questi piccoli animali sono tutti così bravi a disperdere i semi o qualcuno è più efficiente di altri? Che caratteristiche deve avere un individuo perché sia efficace nella dispersione dei semi?
Da queste domande nascono gli studi sulla personalità dei micro-mammiferi che Alessio Mortelliti e il suo team stanno portando avanti da diversi anni.
Ma cosa si intende per personalità? “La personalità è la più o meno stabile e durevole organizzazione del carattere di un individuo; in termini pratici è una caratteristica del carattere (timidezza, aggressività, la tendenza ad esplorare…) che rimane stabile nel tempo e nello spazio.” spiega Mortelliti.
A questo punto sorgono spontanee le domande: la personalità di un mammifero può influenzare la dispersione dei semi? E come si studia la personalità di un animale così piccolo?
“Prima di tutto bisogna catturare gli animali e sottoporli a dei test: il primo test è chiamato Emergence Test e serve a calcolare il tempo che il topo impiega a uscire dalla trappola. Alcuni individui non escono affatto, altri ci impiegano qualche minuto, altri ancora escono subito. Il secondo test si chiama Open-field test e serve a testare la tendenza esplorativa dell’animale all’interno di un’area circoscritta: il topo, a seconda della sua personalità, esplora l’ambiente in maniera differente. Ecco che abbiamo il topo che rimane fermo, quello che esplora solo i lati non andando mai al centro e quello che esplora tutta l’area. In caso di ricattura dell’animale, i risultati non cambiano dimostrando che si tratta di una vera e propria personalità, ossia di comportamenti mantenuti nel tempo”.
Queste sono alcune delle prove alle quali sono sottoposti i micro-mammiferi che, muniti di microchip, vengono liberati per poterne studiare il comportamento in natura.
Cosa è stato osservato? “Siamo riusciti a dimostrare che gli individui più timidi erano quelli che avevano un rapporto più antagonista con la ghianda, in altre parole la trasportavano meno lontano. Gli individui più coraggiosi portavano le ghiande a maggiore distanza e quindi erano loro dei quali la pianta beneficiava maggiormente” racconta Mortelliti.
Questo dimostra che la conservazione deve essere non solo a livello di popolazione, ma deve lavorare per salvaguardare anche la variabilità dei singoli individui, proprio perché i singoli individui agiscono in modo diverso sull’ecosistema. È quindi fondamentale poter mantenere gli ecosistemi il più intatti possibile per non rischiare di perdere le diverse personalità.
Sappiamo però che le foreste sono sottoposte a gestione e che gli ambienti vergini sono sempre più rari. “Nelle foreste vergini la proporzione tra individui coraggiosi e timidi è pressoché bilanciata, nelle foreste gestite, con alberi tutti della stessa età, per motivi che non abbiamo ancora capito, sono favoriti i topi più coraggiosi, quelli che poi favoriranno la rigenerazione delle foreste” specifica Mortelliti.
Sono proprio i micro-mammiferi i primi protagonisti delle storiche collezioni scientifiche di quella che allora era la Fondazione del museo di storia naturale di Trento, fondato nel 1922 e destinato a diventare quello che oggi è il MUSE.
Ci racconta Maria Chiara Deflorian, responsabile delle collezioni museali: “siamo partiti con 500-600 esemplari venduti alla Fondazione agli inizi degli anni 20 da Gianbattista Dalpiaz giovane studente appassionato di micro-mammiferi. Da qui si apre tutto un filone di raccolta di questi animali che andranno ad arricchire ulteriormente le collezioni fino alla Seconda guerra mondiale con una ripresa a partire dagli anni 90. In totale oggi contiamo circa 6000 esemplari”.
“Nell’arco di qualche anno” continua Mortelliti, “avremo un’idea molto più precisa di come la morfologia e quindi anche le dimensioni degli individui influenzano le personalità. in questo punto possono tornare utili le collezioni e la possibilità di studiare sui grandi numeri”.
“Le ultime collezioni acquisite negli anni 90 e 2000, sono frutto di attività di ricerca, e hanno una descrizione più dettagliata di quelli che erano i luoghi e gli ambienti di provenienza degli animali e questo potrebbe essere di ulteriore aiuto alla ricerca” aggiunge Deflorian. “Oggi dobbiamo ragionare anche sull’etica della cattura di individui per le collezioni, ma dal punto di vista della ricerca sarebbe importante mantenere vive queste raccolte. In questa fase storica si sta raccogliendo poco, le collezioni non si stanno arricchendo e questo vuol dire che in futuro potremmo non avere materiale da studiare e da poter confrontare per capire quali cambiamenti sono in atto”.
Tutto questo e altri importanti approfondimenti e curiosità sono visibili e ascoltabili nel video della serata.
Elisabetta FilosiUfficio programmi per il pubblico, MUSE
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