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Biodiversità fluviale e ritiro dei ghiacciai

Un nuovo studio scientifico individua “vincitori e perdenti” tra gli insetti alpini,  fino al 2100 

Campionamento fronte Carè Alto

(CV) La biodiversità fluviale alpina è minacciata in tutto il mondo dal ritiro dei ghiacciai causato dal rapido riscaldamento globale. La nostra capacità di prevedere la distribuzione futura di specie adattate al freddo o che prediligono l’ambiente glaciale è attualmente limitata. Un nuovo lavoro pubblicato sulla rivista Nature, Nature Ecology & Evolution e realizzato da un team internazionale (con esperti di Regno Unito, Austria, Francia, Italia e Svizzera) tra cui il MUSE – unico partner italiano – presenta un nuovo metodo per fare previsioni sul futuro della biodiversità nelle Alpi europee che arriva fino al 2100 e identifica potenziali aree rifugio umide per le specie di invertebrati che attualmente vivono in acque fredde.

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Il metodo di ricerca messo a punto dal team di ricercatori utilizza i dati raccolti in 25 anni di studi sui torrenti alpini e combina modelli di estensione futura dei ghiacciai, influenza che i ghiacciai hanno sui torrenti che alimentano e nicchie ecologiche delle specie che popolano le acque d’alta quota. Le proiezioni sono state sviluppate per 15 specie di invertebrati di cui un verme piatto (Crenobia alpina) e 14 insetti (8 Ditteri Chironomidi, 2 Efemerotteri, 3 Plecotteri e 1 Tricottero) utilizzando dati relativi a 656 campioni biologici con una serie di caratteristiche ambientali ovvero influenza glaciale e fattori idrologici, idraulici e idrochimici. Le proiezioni della distribuzione di questi animali sono state sviluppate per tutti i sottobacini glaciali delle Alpi al di sopra dei 2000 m di quota, nei bacini del Po/Adige, Danubio, Reno e Rodano (area totale di 34.218 km2), a intervalli decennali (2020-2100), per “segmenti” fluviali di 10×10 m. I siti indagati dal MUSE sono distribuiti in 5 torrenti trentini, nel gruppo montuoso Adamello-Presanella (Conca, Niscli, Cornisello) e Ortles Cevedale (Noce Bianco e Careser) e in 2 torrenti lombardi, il Trobio e il Gleno nelle Alpi Orobie.

Il risultato è una previsione che parla di una costante diminuzione dell’influenza glaciale sui fiumi, con reticoli fluviali che si ampliano a quote più elevate a un tasso dell’1% per decennio. Secondo le stime, le specie analizzate subiranno spostamenti di distribuzione a monte, dove i ghiacciai persistono, e si estingueranno dove i ghiacciai scompaiono completamente. Diversi bacini alpini offriranno rifugi climatici per gli specialisti delle acque fredde (in particolare nel Bacino del Rodano) ma è significativo rilevare che le attuali reti di aree protette offrono una copertura relativamente scarsa di questi futuri rifugi. Una situazione che suggerisce un cambiamento importante nelle strategie di conservazione delle Alpi, per adattarsi agli effetti futuri del riscaldamento globale.

Partner coinvolti

School of Life Sciences, University of Essex, Colchester, CO4 3SQ, UK.
School of Geography & Water, University of Leeds, Leeds, LS2 9JT, UK.
Section of Earth and Environmental Sciences & Institute for Environmental Sciences, University of Geneva, Switzerland.
VSA, Swiss Water Association, Glattbrugg, Switzerland.
INRAE, UR RIVERLY, Centre de Lyon-Villeurbanne, Villeurbanne, Cedex, France.
Institute of Ecology, University of Innsbruck, Innsbruck, Austria.
Swiss Federal Institute for Forest, Snow and Landscape Research (WSL), Birmensdorf, Switzerland.
Climate and Ecology Unit, Research and Museum Collections Office, MUSE- Science Museum of Trento, Corso del Lavoro e della Scienza 3, 38122 Trento, Italy
Department of Aquatic Ecology, Eawag, 8600 Duebendorf, CH and Institute of Integrative Biology, ETH Zurich, Zurich, Switzerland

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