31 ottobre 2025
In occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione ci ha fatto visita la prof.ssa e immunologa Antonella Viola che ha offerto a una platea piena una panoramica accessibile ma scientificamente rigorosa su come ciò che mangiamo influenzi i nostri meccanismi immunitari e su quanto la scelta consapevole degli alimenti – e più in generale del nostro stile di vita – possa diventare un potente strumento di prevenzione e salute. L’incontro con la nota immunologa è stato organizzato all’interno del programma di attività collaterali della mostra Food Sound, visitabile al MUSE fino al prossimo 11 gennaio 2026.
Al termine della sua conferenza, interamente visibile all’interno dell’articolo, le abbiamo posto alcune domande per conoscerla meglio…
Continua…
Professoressa Viola, come è nata la sua passione per la scienza e per la divulgazione scientifica riferita all’alimentazione, un tema molto attuale…?
La passione per la scienza è nata nella mia infanzia. Da piccolissima ero attratta dai microscopi perché mi permettevano di guardare dentro le cose. Quindi chiedevo come regali ai miei genitori telescopi e microscopi; ero attratta dall’infinitamente piccolo ma anche dall’infinitamente grande. Poi, quando è arrivato il momento di scegliere l’università, ho optato per le scienze biologiche. La mia passione nasce dal desiderio di conoscere come funziona il mondo per non farsi spaventare dalla complessità, perché entrare all’interno delle nostre cellule, delle nostre molecole, è un processo complesso.
L’approccio della bambina che vuole scoprire cosa c’è dentro una bambola e la smonta per capire come funziona ha indirizzato la mia attitudine alla divulgazione.
Nello specifico, la divulgazione sull’alimentazione corretta è legata alla prevenzione. Attraverso la prevenzione noi possiamo davvero riuscire a limitare i danni che nel tempo si accumulano nel nostro corpo. Abbiamo capito che l’infiammazione, che è l’argomento di cui io mi occupo dal punto di vista scientifico e didattico nei miei corsi all’università, è la causa alla base di moltissime malattie del mondo occidentale, dei paesi ricchi. Dal cancro alle malattie metaboliche, alle malattie cardiovascolari l’alimentazione è una concausa, se non proprio l’artefice, perché è coinvolta nella patogenesi di queste malattie.
Da tempo abbiamo compreso che possiamo agire sull’alimentazione attraverso lo stile di vita. Quindi la divulgazione nasce proprio dall’idea di poter dare degli strumenti alle persone per fare delle scelte consapevoli, certo in libertà, ma tentando di metterle in guardia da alcuni pericoli che, anche inconsciamente, possono incontrare.
Ci racconta un aneddoto piacevole oppure spiacevole della sua carriera?
Il momento più bello della mia carriera senz’altro è stato quando ho ottenuto un riconoscimento importante a livello europeo. Avevo scritto un progetto per l’ERC (European Research Council) in un momento in cui non sapevo se continuare a lavorare o se invece dedicarmi alla mia famiglia, perché ero un po’ ero stanca, avevo due bambini, la vita era un po’ complessa, vivevamo all’estero per il lavoro di mio marito; quindi, facevo un po’ fatica a tenere tutto insieme. Mi sentivo un giocoliere che deve tenere tutto in equilibrio. E in questa situazione mi sono detta: “Provo a scrivere questo progetto e se lo vinco vuol dire che sono brava e devo continuare. E se no, allora ci penso, magari la scienza può anche fare a meno di me e faccio la mamma”.
Quando poi ho l’ho vinto c’è stata veramente una svolta nella mia vita. Una svolta perché ho acquisito consapevolezza del mio valore. Noi donne spesso non ce l’abbiamo questa consapevolezza, abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica che siamo brave perché da sole facciamo fatica.
Vincere il finanziamento al mio progetto è stato un riconoscimento alla mia carriera, un momento importante che per me ha fatto la differenza, mi ha fatto acquisire sicurezza e consapevolezza. Però è un peccato il fatto che, spesso, noi donne non riusciamo a valorizzarci da sole.
Diciamo che, più un aneddoto, ci ha raccontato le sliding doors della sua vita e la porta che ha scelto di aprire l’ha portata su una strada con tanti successi come scienziata e come divulgatrice. L’ultima curiosità: qual è stata la sua prima impressione quando è entrata qui al museo, che non conosceva?
Un posto magico, un posto dove si respira l’evoluzione. Si respira la scienza, naturalmente. Le dirò una cosa che non tutti sanno: ho un dottorato in biologia evoluzionistica, cosa che mi permette di spaziare molto nei miei argomenti. Attraverso le lenti della teoria evoluzionista del darwinismo, io riesco ad avvicinarmi a vari argomenti, a vari temi, e qui si respira proprio questo clima. Entrare al MUSE è come tuffarsi negli studi dell’evoluzione. Insomma, l’impressione è ottima. La scienza è bellissima in generale perché ci permette davvero di acquisire conoscenza e la conoscenza ci rende liberi.
Articolo di
Adele GerardiUfficio Comunicazione, MUSE |
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