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La “regina” della foresta: scoperta in Tanzania una nuova specie botanica 

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18 luglio 2025

Alta 40 metri, con un tronco largo quasi tre, foglie composte da decine di piccole lamine e radici imponenti che sembrano contrafforti di pietra. Si chiama Tessmannia princeps ed è una nuova specie di albero scoperta nella foresta pluviale dei Monti Udzungwa, in Tanzania, da un team di ricerca internazionale guidato dal MUSE – Museo delle Scienze di Trento.

Il primo incontro con questo colosso verde è avvenuto durante un’esplorazione botanica presso la Riserva forestale del villaggio di Boma La Mzinga. «Cercavamo nuove specie, e questa ci ha letteralmente lasciati senza parole: abbiamo capito subito di trovarci davanti a qualcosa di nuovo», racconta Andrea Bianchi, botanico e primo autore dello studio recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Phytotaxa.

Nonostante l’apparenza monumentale, la pianta è rimasta ignota alla scienza fino ad oggi. Gli esemplari scoperti in zona sono circa un centinaio, distribuiti in un’area limitata a due valli dei Monti Udzungwa, catena montuosa dell’Africa orientale che si estende nel centro-sud della Tanzania. Secondo le analisi più recenti, alcuni individui potrebbero avere addirittura 2.000, rendendoli tra gli alberi più longevi della Terra.

Continua…

Il nome Tessmannia princeps ha una doppia origine: Tessmannia è un omaggio al botanico tedesco-brasiliano Günther Tessmann, esploratore dell’Africa centrale nei primi del ’900; princeps, dal latino, significa “il primo” o “l’eminente”, a sottolineare la maestosità e la posizione dominante dell’albero all’interno della foresta.

La pianta appartiene alla famiglia delle Fabacee, ma si differenzia chiaramente dalla congenere T. densiflora, più piccola e con caratteristiche morfologiche diverse. I fiori sono bianchi, i petali sono più piccoli e le foglie presentano decine di foglioline allineate.

Per studiarla da vicino, ricercatrici e ricercatori si sono calate/i in una vera e propria impresa: si sono arrampicate/i fino alla chioma con corde e imbragature, hanno utilizzato un telemetro per misurarne con precisione altezza e diametro, scattato centinaia di foto – anche con l’aiuto di un drone – e raccolto campioni botanici per le analisi in laboratorio, il tutto con l’autorizzazione delle autorità locali.

Questa scoperta è avvenuta nell’ambito delle attività di ricerca del progetto di riforestazione Udzungwa Corridor atto a riforestare 75 km” di terreni abbandonati, e del Centro di monitoraggio ecologico ed educazione ambientale dei Monti Udzungwa, dove il MUSE opera da più di vent’anni. Fondamentale anche la collaborazione con partner locali, privati e pubblici, come il National Herbarium of Tanzania, l’East African Herbarium – National Museums of Kenya.

Ma non è tutto oro quello che riluce.

Come aggiunge Bianchi: «Tessmannia princeps è già a rischio. A causa della sua distribuzione ristretta e della crescente pressione antropica, la specie è stata classificata come Vulnerabile secondo i criteri della IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura). La specie è però protetta da un grosso progetto di riforestazione, Udzungwa corridor, il cui ruolo è ricreare un “ponte ecologico” che colleghi due antiche foreste, risalenti a 30 milioni di anni. Senza interventi di conservazione questi giganti verdi potrebbero scomparire prima ancora che la scienza abbia il tempo di studiarli a fondo». Una ragione in più per proteggere questi veri e propri “archivi viventi” della storia naturale del pianeta, che custodiscono segreti di longevità e sono fondamentali per la biodiversità locale e per la salute degli ecosistemi tropicali montani.

Articolo di

Andrea Bianchi
Botanico

 

Laura Tomasi
Ufficio ricerca e collezioni museali
Tropicalista

 

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