Vai al contenuto

La piccola ninfea che rifiutò di estinguersi

Nymphaea thermarum Eb.Fisch. (1988) fiorisce di nuovo nella serra tropicale del MUSE

Nymphaea_thermarum_05

10 luglio 2025

In una tranquilla mattina del 1987, nella calura gorgogliante di una sorgente termale tra le colline del Rwanda orientale, un botanico tedesco stava accovacciato su un banco di fango morbido e fumante e si guardava attorno con cura. Il dottor Eberhard Fischer non era lì per caso: aveva sentito in giro voci che parlavano dell’esistenza, da quelle parti, di una minuscola ninfea, diversa da qualsiasi altra fino a quel momento descritta. E ciò che rinvenne a crescere nel caldo effluente delle sorgenti termali vicino a Mashyuza era davvero singolare, una pianta acquatica galleggiante così piccola che poteva stare nel palmo della sua mano: aveva scoperto (o forse meglio, trovato) quella che sarebbe passata alla storia e alla scienza come Nymphaea thermarum, la ninfea più piccola del mondo.

Con foglie di qualche centimetro di diametro e fiori della dimensione di una monetina, quella “delle sorgenti termali” (thermarum) rappresenta effettivamente il limite dimensionale inferiore all’interno della famiglia delle Nympheaceae e – a differenza della maggior parte delle ninfee che prosperano in stagni e laghi – cresce (o meglio cresceva) in prossimità di sorgenti calde e poco profonde, dove l’acqua ricca di minerali che sgorgava dal terreno si distribuiva attorno creando un habitat poco profondo limoso e caldo.

Continua…

Fischer capì immediatamente che si trattava di qualcosa di eccezionale, non solo di una nuova specie, ma anche di un caso esemplare di adattamento a una nicchia ecologica quanto mai particolare e localizzata. Raccolse alcuni semi e li portò in Germania, sperando di poterli propagare. All’epoca sembrava più una precauzione (o una sfida) che una necessità di conservazione. Nessuno sospettava che in poche decine di anni l’habitat naturale della ninfea sarebbe scomparso. Disordini civili, sviluppo edilizio incontrollato e uso eccessivo dell’acqua sorgiva per motivi irrigui portarono alla compromissione delle sorgenti di Mashyuza, che si prosciugarono. E con esse scomparve l’ultima popolazione selvatica conosciuta di Nymphaea thermarum. Osservata per l’ultima volta in natura nel 2008, la specie venne dichiarata dalla IUCN “extinct in the wild” nel 2010. Ma l’estinzione, a quanto pare, non fu la fine della storia.

Anni dopo, nel cuore dell’Inghilterra, entrò in scena un eroe inaspettato: Carlos Magdalena, un botanico e orticoltore spagnolo dei Kew Gardens di Londra, rinomato per la sua straordinaria capacità di recuperare specie vegetali sull’orlo dell’estinzione: noto scherzosamente tra i colleghi come “il Messia delle piante” (soprannome che con fine ironia gli aveva dato Sir David Attenborough), Magdalena era ossessionato dalla questione della germinazione di Nymphaea thermarum. Al Princess of Wales Conservatory di Kew erano arrivati alcuni dei semi originali dalla collezione di Fischer, ma non si riusciva a farli germogliare; inoltre, un prezioso esemplare fu derubato, mentre i rizomi dell’ultima ninfea sopravvissuta in Germania vennero divorati da un topo: il destino pareva dunque segnato…

Magdalena non si arrese, mentre in lui maturava sempre più la convinzione che la soluzione stesse nell’attenzione per l’insolito ambiente dove questa specie viveva. Mentre altri avevano cercato di coltivare la ninfea “termale” come una tipica qualsiasi altra pianta acquatica, galleggiante ma con radici interrate in vasi immersi in vasche profonde, lui provò qualcosa di alternativo e radicale: ricreare in condizioni controllate le calde e fangose sorgenti di Mashyuza.

Nel 2009, dopo mesi di tentativi ed errori, un singolo germoglio sbocciò nell’aria calda e umida della serra di Kew. Magdalena aveva svelato l’enigma: i semi potevano germogliare solo se immersi in acqua molto bassa e calda, appunto come attorno alle hot spring rwandesi. Ben presto, decine di minuscoli dischi verdi galleggiavano sull’acqua di bassi vassoi in miniatura, con le radici riscaldate e nutrite dal basso.

Una specie sul baratro dell’estinzione definitiva (in natura ed anche in cattività) aveva trovato in extremis un’ancora di salvezza. Nel frattempo, molti esemplari sono stati riprodotti e ceduti negli anni ad altri Orti Botanici di tutto il mondo, garantendone a tutti gli effetti la sopravvivenza su larga scala. Oggi, Nymphaea thermarum fiorisce nei giardini botanici di diversi paesi del mondo: in Germania, nel Regno Unito e persino in collezioni private.

Sebbene ufficialmente estinta in natura, rimane la speranza che un giorno la ninfea “termale” possa tornare a casa, venendo reinsediata nell’areale originario. E così, da una sorgente termale perduta in Rwanda alle serre vittoriane di Londra, la storia della Pigmy Water Lily è diventata qualcosa di molto raro e in controtendenza negli annali della conservazione: una storia non di perdita, ma di recupero. E, dulcis in fundo, nel 2023 un gruppo di ricerca, di cui faceva parte l’italiano Thomas Abeli dell’Università Roma Tre, ha scoperto un nuovo sito in Ruanda, ove la specie gode di ottima salute. Il ricercatore ha così commentato: «Con nostra grande sorpresa, questa graziosa ninfea si trova ancora allo stato selvatico con una popolazione abbondante e vitale». Dunque, un ulteriore lieto fine per la travagliata vicenda di questa piccola specie acquatica.

Attualmente un esemplare è presente anche presso le serre tropicali del MUSE, dove tutte le mattine apre alcuni dei suoi minuscoli fiori che si richiuderanno nel primo pomeriggio.

Articolo di

Osvaldo Negra
Mediazione culturale

 

Diego Ivan
Ufficio ricerca e collezioni museali
Tropicalista

 

  • Scopri la serra tropicale

Scopri le ultime novità

  • ✒️ Leggi gli articoli del blog
  • 📫 Iscriviti alla newsletter