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Cosa ci dicono i disegni? Archeologia e neuroscienze sull’arte di Riparo Dalmeri

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“Dimmi come disegni… e ti dirò chi sei”. Con questa suggestione si è conclusa la prima fase del progetto di ricerca “Decifrare dipinti e incisioni di Riparo Dalmeri: uno studio cognitivo e comportamentale sull’arte preistorica più antica del Trentino”.

Il progetto, finanziato Fondazione Caritro, vede affiancarsi il MUSE e il Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive (DiPSCo) dell’Università di Trento nello studio del linguaggio visivo delle comunità umane che frequentavano il Riparo Dalmeri, sull’altopiano di Asiago-Sette Comuni, circa 13.000 anni fa.

L’intensa attività grafica sul sito è testimoniata dal ritrovamento di centinaia di pietre dipinte con ocra rossa che raffigurano sia temi figurativi (figure umane e animali) sia temi astratti (come rettangoli o cerchi), e di schegge di selce graffite.

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Questa eccezionale documentazione viene ora riscoperta attraverso un progetto che prevede una prima fase di studio della documentazione archeologica, seguita dallo sviluppo di un metodo d’indagine innovativo per sondare la cognizione – ossia la capacità di leggere, conoscere e interpretare la realtà circostante – di chi produsse queste immagini.

Il secondo anno di progetto, tutt’ora in corso, mette a confronto per la prima volta le pitture paleolitiche con disegni moderni per esplorare il rapporto tra la mente e le modalità di comunicazione visiva umane.

Cosa può dirci il disegno sulle abilità cognitive, passate e presenti, di Homo sapiens? Per tentare di scoprirlo, nei mesi scorsi il team di ricerca ha accompagnato nelle sale museali classi di bambine e bambini e ragazze e ragazzi di diverse fasce d’età, corrispondenti a diverse fasi di sviluppo cognitivo, emotivo o della percezione di sé e del mondo.

Durante le attività, le/i partecipanti sono stati invitati a osservare attentamente quattro tassidermie animali (stambecco, orso, cervo, bovino) come esempi delle specie raffigurate su altrettante pietre preistoriche. Subito dopo, è stato chiesto loro di realizzare con tempera rossa e pennelli la loro personale interpretazione degli animali appena osservati e di due figure umane, disegnando sulle riproduzioni fotografiche delle sei pietre originali.

Nei prossimi mesi, le esperte e gli esperti di neuroscienze di UniTn analizzeranno i disegni, focalizzandosi su aspetti come il funzionamento della memoria di lavoro in relazione a stimoli visivi (le tassidermie), sul grado di attenzione ai dettagli, sulle proporzioni tra gli elementi disegnati e su altri fattori che riflettono precise abilità. L’esame delle figure umane, basato sui test proiettivi usati in psicologia clinica, servirà, invece, a indagare lo stato emotivo e la percezione di sé che l’autrice o l’autore “proietta” sul disegno.

L’esito di questi studi verrà poi confrontato con la valutazione dei soggetti originali paleolitici, di cui si occuperanno altre figure specialistiche di eccezione: dodici esperte/i competenti nelle discipline dell’archeologia dell’arte rupestre paleolitica, dell’illustrazione, della storia dell’arte, della psicologia o delle neuroscienze. Il loro contributo, unitamente all’analisi dei disegni, permetterà a ricercatrici e ricercatori di approfondire la conoscenza del linguaggio visivo delle culture preistoriche e della psicologia umana (passata e presente) legata alla creazione artistica.

Articolo di

Giulia Pessina
Ufficio ricerca e collezioni MUSE
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